Perché mi dichiaro femminista – 28 Dicembre 2020
Nonostante alcune donzelle intrise di ideologia perversa si ostinino a darmi del sessista, non mi scompongo, ma finalmente ho trovato chi sta dalla mia parte e non è l’ultimo stupido di turno: Ayzad, l’unico giornalista serio che da più di 30 anni si occupa del mondo kinky in tutte le sue sfaccettature.
Qualcuno dei miei lettori si ricorderà delle flame che sollevò tempo fa una mia riflessione sull’uso di certi leggins troppo stretti in pubblico, su cui ancora oggi molte pseudo-femministe (che pur stimo e rispetto) mi attaccano furiosamente, senza voler concedere nulla al buonsenso.
Nel suo ultimo articolo, che allego totalmente, Ayzad spiega perché ci sia tanto attrito inutile e pernicioso su una questione che in realtà trova d’accordo tutte le persone sensate ed intelligenti, indipendentemente da genere e definizione:
https://www.ayzad.com/it/femminismo/
I tuoi problemi col femminismo, spiegati semplice
Uno dei temi più dibattuti durante l’ultimo anno è stato “il femminismo”. Lo scrivo con le virgolette perché in realtà non c’è consenso nemmeno su cosa significhi di preciso questa parola, come dimostrano le numerose guerre sante scatenate da ogni direzione sulla base di interpretazioni personali del termine.
In effetti non è neanche del tutto corretto parlare di “ultimo anno”, perché il dibattito c’era già da decenni. Quel che è cambiato è il tono, che seguendo i copioni ormai consolidati dei social network si è fatto sempre più urlato, estremista e provocatorio pur di conquistare qualche clic in più.
Il caos scatenato da questa brutta deriva ha avuto un effetto paradossale, almeno per me. Da una parte ho sentito spesso l’urgenza di contribuire alla discussione portando informazioni e dati utili. Dall’altra c’era la consapevolezza che, qualsiasi cosa avessi detto o scritto, sarei stato linciato da almeno una delle varie fazioni in ballo, che avrebbe sicuramente strumentalizzato il mio pensiero, magari distorcendolo. È un’arena che funziona così, come i talk show e i trollaggi spacciati per politica in questa nazione.
Così me ne sono stato in disparte, continuando a occuparmi di parafilie e sessualità insolite. Solo che col tempo sono aumentati gli incel, e le TERF, e il revenge porn, e le attiviste mediatiche, e le violenze di genere, e le sparate di “esperti” di ‘sto ciuffolo, e… E insomma, restare zitti è diventato sempre più difficile.
Allora facciamo così: se pensate di avere un problema col femminismo e vi interessa il mio punto di vista lo trovate qui sotto, veloce veloce. Se sarete d’accordo, bene. Se non lo sarete va bene lo stesso, ma risparmiatevi la fatica di indirmi contro una fatwa: non ho voglia né tempo per i bisticci, e sono sicuro che potremo sopravvivere entrambi anche con opinioni contrastanti. In ogni caso, spero possa darvi qualche spunto interessante su cui ragionare. Si comincia!
La questione è davvero tutta qui: nella stragrande maggioranza dei casi i problemi del “femminismo” derivano solo dalla sua rappresentazione, non dai contenuti. Del resto, come si può essere contrari all’idea che tutte le persone abbiano lo stesso diritto a realizzarsi, a essere pagate correttamente per il loro lavoro, a non dover temere per la loro sicurezza, a vivere con chi amano, a poter decidere della propria salute, a essere rappresentate politicamente, e così via? Piaccia o non piaccia, una parola per indicare questa aspirazione è anche ‘femminismo’.
Il suo contrario si chiama invece ‘essere stronzi’. Scegliere da che parte stare non dovrebbe essere complicato, no?