L’omosessualità è una scelta fottutamente sessuale … 21 Gennaio 2019
Talvolta su Facebook in qualche gruppo dove si discute, si trova qualcosa che vale la pena di leggere e su cui riflettere, più spesso nei gruppi che parlano di Poliamore, come in questo caso. Non conosco l’autore, ma mi trovo perfettamente d’accordo con la sua critica alla omologazione in generale e sessuale in particolare: ho conosciuto tanti bravi padri di famiglia che ad un certo punto si sono accorti di amare il cazzo, o meglio, anche il cazzo, di desiderare di sodomizzare o di essere sodomizzati da un maschio. Io non ci trovo nulla di difficoltoso da capire, se si ha l’apertura mentale di capire che il desiderio e la ricerca di sensazioni gradevoli, che ci facciano stare bene, prescinde dall’amore e dal genere, e riguarda solo gli ormoni, azzardo che dipenda anche dalla noia dell’abitudine etero o dal desiderio di verificare che i propri modi di godere sono in sintonia con quelli di un altro maschio. Può darsi che lo stesso discorso si possa fare per la bisessualità femminile ed il lesbismo, non posso averne esperienza. Nel mondo BDSM è necessario mantenere almeno la sospensione di ogni giudizio e lasciarsi andare sempre alla sensualità del desiderio, che ad esempio per un dominante sadico non può essere probabilmente quello di farsi leccare i piedi, ma questo non dovrebbe precludere la sua approvazione di chi invece sente questa pulsione.
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Di Pierpaolo Mandetta
Ieri sera a “C’è posta per te” c’è stato il caso molto toccante e rivoluzionario di una ragazza lesbica (o tragicamente bisessuale, ipotesi che ha costretto più di una volta a fare domande inquisitorie perché tesoro, devi scegliere, siamo nel 2018, non nel 2000, sapere che potresti cambiare idea di nuovo, o che tu possa essere attratta sia dagli uomini che dalle donne, può rovesciarmi in un limbo di confusione ed eccessiva libertà intollerabili) pronta a sposarsi con la sua compagna.
La famiglia che l’ha ripudiata ci teneva a ripetere che il problema non fosse l’omosessualità, per Dio, no, ma il poco tempo avuto, la modalità, il quando, il perché, la fretta, il passato, l’ex, e tutte le scuse per cui non si poteva certo comunicare in televisione un messaggio molto esaustivo: io non sopporto che mia figlia lecchi la figa.
Ops, scusatemi. Sono stato volgare, lo so. E so che abbiamo tutti un problema con la volgarità, che cela il vero grosso problema con la sessualità.
Io sono d’accordo con Maria De Filippi quando dice che qui si parla di amore, che la scelta di una A o di una O finale riguarda l’affetto, che non cambia niente, che la ragazza resta la stessa figlia di prima.
Sono contento quando leggo gli articoli leziosi dei siti gay che parlano di omosessualità riferendosi ai sentimenti universali, stimolando la sensibilizzazione dei cuori ancora ritrosi all’idea che due uomini o due donne possano unirsi.
Sono appagato dalle foto virali delle prime Unioni Civili, a cui partecipano i sindaci, con questi confetti volanti, i sorrisi e gli applausi, la folla di parenti in giubilo, e la nazione che condivide la notizia.
Sono commosso dai rari politici o dalle soubrette che ci sostengono con i tweet “Love is love”, olè, la mia esistenza è appoggiata da 120 caratteri scritti sullo stesso social che sta rendendo il mondo anaffettivo.
Ed è tutto meraviglioso, davvero, sono felice di essere considerato una bestia da canile, che in lacrime sta cercando di salvarsi dalle brutture della società e dalle discriminazioni oggettive grazie al matrimonio, la convenzione sociale per eccellenza che pone fine al calvario che mi identifica come “diverso”, lanciandomi nel vasto calderone dell’uguaglianza nuziale.
Sono entusiasta della consapevolezza che le famiglie prima ci distruggono la vita e poi, dopo averle pregate, si trascinano ai nostri matrimoni.
Dico sul serio.
Tuttavia, mi sono rotto le palle.
Vogliamo essere sinceri, ogni tanto?
Mia madre mi ha accettato come gay, dopo anni di silenzi, tensioni, solitudine devastante e dolore, solo quando mi sono fidanzato, sistemato, accasato e sono tornato a casa con un pacchetto tradizionale che poteva equipararsi a quello di un figlio etero. Mi ha accettato perché ero innamorato. Non ha mai accettato che a me piaccia il cazzo. Non ha mai tollerato il pensiero che io esca liberamente con gli uomini e che potrei appartarmi con uno di loro.
E sapete perché mi sono rotto le palle? Perché lo vivo tutti i santi giorni della mia vita.
Le madri, i padri, i colleghi di lavoro, certi amici, sono felici per noi e sereni con la nostra omosessualità solamente quando siamo fidanzati, perché in questo modo siamo inquadrabili, etichettabili, per loro ci diamo un freno. Grazie all’amore, diamo un freno a ciò che siamo. Una palla impazzita che non segue le regole. E invece di fare gli omosessuali a piede libero, facciamo gli omosessuali che si sono dati una calmata con una relazione. L’unica attenuante grazie alla quale mia madre mi vede come suo pari, e come tantissima altra gente mi vede suo pari.
Mi sono rotto le palle di dover rendere fruibile e zuccherosa, per gli omofobi e la gente con la terza elementare, l’informazione che a me piace il cazzo.
Mi sono rotto le palle di dover dire che amo gli uomini, anziché dire che ci faccio sesso.
A quella madre di ieri sera, nel programma, è stato detto che non cambia niente. E invece cambia tutto, e lei deve comprenderlo. Perché noi omosessuali non dobbiamo attenerci a una legge universale giusta. Vogliamo continuare a ripetere che non ci sono differenze tra etero e gay? E invece sì, ed è importantissimo che ci siano, perché sono le diversità ad aprire la mente, a stimolare l’intelligenza e l’empatia. Non l’omologazione, l’uguaglianza confortevole.
Proprio il concetto di “tutti uguali” ha portato a odiare chi ha un credo religioso diverso, chi ha il colore della pelle più scuro, chi ha un ideale politico meno in voga. Le donne indipendenti e non più soggette ai mariti. Chi non si sposa o non fa figli. Chi ha gusti sessuali meno ordinari.
Agli uomini etero piace la vagina. Alle donne etero piace l’uccello. Alle donne lesbiche la figa. Agli uomini gay piace il cazzo. Non siamo uguali, e non dobbiamo esserlo.
Non deve neppure passare il messaggio che “amiamo allo stesso modo”. Ma che cosa significa? Questa è solo l’ennesima censura alle sfumature umane, l’ennesima gabbia, l’ennesima ipocrisia. Ognuno ama come meglio crede e seguendo le proprie esigenze. Altrimenti si potrà sempre criticare chi non convive ma si ama a distanza, chi non si sente pronto a diventare genitore, chi fa sesso fuori dal matrimonio di comune accordo, chi dorme in letti separati.
Perciò sì, l’amore è amore, è un pensiero dolce, ma io pago le tasse, ho un lavoro, porto su la spesa all’anziana del secondo piano, sono gentile con gli sconosciuti ed è mio sacrosanto diritto poter essere un uomo a cui piacciono gli uomini fisicamente, e non solo un uomo che ama gli altri uomini perché così per la società è più facile accettarmi.
E sapete perché è importante centrare la sessualità di questo discorso? Perché se un uomo e una donna si baciano intensamente su una panchina pubblica, con la lingua, la foga e le mani poggiate sul culo e le gambe, questo è socialmente consentito, e non perché riguardi l’amore, ma perché a essere accettata è la sessualità dell’unione etero. Se invece due uomini si baciano su una panchina, un vigile può avvicinarsi intimando di smettere perché sono atti osceni in luogo pubblico, una madre può urlare di farla finita perché i bambini nei paraggi non devono scoprire certi comportamenti che guarda caso, in queste circostanze, diventano privati, da svolgere tra le quattro mura di casa.
Il mondo non accetta che a me piaccia il cazzo, e non mi interessa che si sforzi di piegare la ragione per tollerare che io mi innamori di un altro uomo, perché non ho bisogno del sacrificio mentale di nessuno. Non mi interessa della pietà o della carità sentimentale. Non me ne frega niente dei cuori altrui, da aprire per far passare il vento dell’amore. Ma vaffanculo! Ci saranno sempre lotte di ragionevolezza finché le persone culleranno la loro intolleranza e i loro limiti, e non capiranno che l’omosessualità non è una scelta sentimentale. È una scelta fottutamente sessuale.
Gli eterosessuali non sono attratti dall’amore. Si scelgono perché sono attratti sessualmente, poi dopo nascono l’amore, la complicità, la fiducia, l’intesa, la cura, la vicinanza, i compromessi, si comprano i mobili, si concepiscono i figli, e tutte le meravigliose conseguenze dello stare insieme.
Perciò, signore e signori, ho una notizia vitale: io non sono gay perché amo gli uomini. Io sono gay perché sono sessualmente attratto dagli uomini.
E tutte le madri, i padri e i fratelli ostili di questa società devono farsene una ragione.
Grazie.