Contro la violenza di genere a scuola arriva l'educazione sentimentale.
Debutta nei licei del Piemonte l’ora per insegnare ai ragazzi le ragioni del cuore e della relazione tra i sessi
DI FEDERICO MARCONI
13 agosto 2018 da L’Espresso
La donna?
«Ama essere presa con violenza».
«È nell’ordine della natura che le mogli servano i loro mariti».
«La donna è fatta per piacere ed essere soggiogata».
«La donna è un maschio menomato, un sacco vuoto, un individuo castrato».
Quattro frasi che sembrano pronunciate in un becero discorso da bar o scritte in uno dei tanti post che tutti i giorni si possono leggere sui social network. Parole forti, dure, piene di disprezzo, sentite e risentite e che fanno parte della nostra quotidianità.
Ma se fossimo in un bar e assistessimo a questo scambio di battute, davanti non avremmo quattro persone qualsiasi. Ad affermare che la donna ama essere presa con la forza è Ovidio, il poeta latino le cui parole sono ancora oggi scritte dagli amanti nelle loro lettere e stampate all’interno dei cioccolatini. La seconda frase è di uno dei padri della Chiesa, Sant’Agostino. La terza di un altro grande pensatore europeo, Jean-Jacques Rousseau. L’ultima è invece del padre della psicanalisi, Sigmund Freud. Si potrebbe continuare all’infinito, citando le Sacre Scritture («Soggiacerai al potere dell’uomo ed egli dominerà su di te»), Euripide, San Paolo, Nietzsche, ma il risultato è sempre lo stesso: la connotazione della donna come essere stupido, diabolico, inferiore.
Connotazione che plasma la mentalità di tanti uomini che, consciamente o meno, finiscono per assorbire i precetti di un pregiudizio vecchio come il mondo. E che sfocia talvolta nella violenza e nel sangue: basti pensare che nel solo 2017 - stando al rapporto Eures - quasi 7 milioni di donne italiane hanno denunciato di aver subito violenza fisica e/o sessuale, 114 sono state vittime di femminicidio, una ogni tre giorni. In Europa il quadro non migliora: anzi, il tasso di violenza in Italia è tra i più bassi del continente. Se nello stivale è quasi una donna su tre a segnalare di aver subito abusi, nei Paesi del Nord Europa - secondo l’Agenzia per i diritti fondamentale dell’Ue - il rapporto diventa di una ogni due.
Un problema profondo che coinvolge e sconvolge una società, quella italiana ed europea, che piange e s’indigna ogni volta che salta fuori un nuovo fatto di cronaca, ma che poco si interessa alla prevenzione di questa ferita che ogni anno rischia di farsi più profonda.
Liberi dai pregiudizi
Ed è proprio per provare a trovare una cura che dal prossimo anno scolastico il Consiglio regionale piemontese e l’Associazione Filosofia in Movimento porteranno l’educazione sentimentale nei licei di Torino e di tutto il Piemonte. L’introduzione della nuova “materia”, che riprende il nome dal romanzo di Gustave Flaubert, è una novità assoluta nel panorama scolastico italiano, è stata fortemente voluta dal consigliere Gabriele Molinari e dal professor Paolo Ercolani, docente di filosofia dell’educazione all’Università di Urbino.
Un progetto inedito quello realizzato dalla coppia Molinari-Ercolani che supplisce la mancanza d’iniziativa delle istituzioni nazionali. Nel corso della passata legislatura la deputata di Sinistra Italiana Celeste Costantino aveva presentato una proposta di legge per l’istituzione di un’ora di educazione ai sentimenti alle medie e negli istituti superiori. Proposta, mai approvata, con cui si voleva dar seguito all’applicazione della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne del 2011. Con la convenzione si chiedeva agli Stati di introdurre l’educazione all’affettività nelle scuole: è stata applicata in tutta Europa, eccetto che in Grecia e in Italia. Adesso però le regioni stanno provando a colmare il vuoto lasciato dal parlamento: si parte dal prossimo anno nelle scuole piemontesi. Marche, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio hanno chiesto informazioni sul progetto e presto potrebbero accodarsi.
Il progetto al via in Piemonte interesserà gli studenti del quarto e quinto anno delle superiori. Sarà composto da una serie di lezioni sulla storia e la filosofia intorno al rapporto tra il mondo maschile e femminile, tenute dal professor Ercolani, e lezioni in cui la psicologa Giuliana Mieli fornirà ai ragazzi gli strumenti conoscitivi e sentimentali per avere delle relazioni sane e libere dai pregiudizi. «Portare l’educazione sentimentale nelle scuole permette di fornire ai ragazzi conoscenze e strumenti che gli consentano di diventare degli adulti in grado di vivere un’affettività equilibrata», dice Ercolani. Si prevede che il progetto coinvolgerà circa duemila studenti.
Fuori dai social
Guai però a confondere l’educazione sentimentale con l’educazione sessuale. «L’educazione sessuale è ormai anacronistica, nonostante si discuta da quarant’anni sul suo inserimento nell’offerta formativa: i ragazzi ormai sono quasi più esperti di noi sulla meccanica del sesso», dice Ercolani. Le grandi resistenze che hanno ostacolato l’educazione sessuale nelle scuole non sono però meno forti per quanto riguarda l’educazione ai sentimenti: «Molti genitori sono spaventati dall’idea che i loro figli possano affrontare in classe un argomento che mina alcune convinzioni tradizionali», spiega Ercolani.
Si parlerà molto anche di social network, strumenti di cui gli adolescenti fanno larghissimo uso. E che, di riflesso, hanno un grande effetto sul loro comportamento: entrare in contatto grazie all’ambiente protetto dall’intermediazione dello schermo procura sempre più spesso l’incapacità di stringere rapporti affettivi profondi, troppo diversi dai rapporti fugaci come quelli che si intrattengono in chat.
I ragazzi non sanno più come corteggiare ed entrare in relazione reale con l’altro, diventando aggressivi; le ragazze non riescono più a lanciare i giusti segnali, creando cortocircuiti affettivi.
Spiegare ai più giovani i cambiamenti nelle relazioni tra i sessi, superare culturalmente ogni tipo di violenza di genere, sfatare i pregiudizi sempre esistiti sull’inferiorità della donna, educare al rispetto reciproco: l’educazione sentimentale vuole fornire ai ragazzi gli strumenti per vivere in un ambiente affettivo sano. Puntando sulla prevenzione e restituendo centralità alla scuola, una novità in un contesto in cui istruzione e cultura sono costantemente screditati.
«La violenza di genere è una realtà sommersa che viene spesso alla luce solo quando accade una disgrazia clamorosa. Allora si mobilitano le persone, parlano le grandi star, si fanno manifestazioni: ma queste sono solo reazioni a caldo», conclude il professor Ercolani, «il problema non si risolve così: bisogna aggredire le cause all’origine. Andando nelle aule scolastiche e partendo dai nostri ragazzi».