!5 Settembre 2019
Questa pagina è stata letta lo stesso giorno dalla mia compagna, cosa che speravo non avvenisse mai, e lei si è spaventata e lo ha subito comunicato al suo (e mio) miglior amico, Paolo, che a sua volta lo ha comunicato ad un po’ degli amici più stretti…
Chiarito con loro due che si sono spaventati per nulla e che non ho nessunissima intenzione di farla finita, e che si tratta solo di una ipotesi di fine vita se la salute nel futuro più lontano dovesse venire a mancarmi, non vorrei che chi leggesse, avesse la stessa impressione e si spaventasse, perciò scrivo queste righe…Sono qui vispo e vitale (e moderatamente ottimista), come sempre.
La pagina nera - 11 Settembre 2019
Finché c’è vita c’è speranza, si dice, ma anche la speranza alla fine muore…
Questa pagina la metterò sul mio sito, senza farne menzione negli indici, e magari non la leggerà mai nessuno, è solo un momento personale di liberazione del dolore che ognuno di noi si porta e che lo tormenta nelle notti insonni. Probabilmente finirà distrutta senza essere mai stata letta, nella cancellazione del sito quando dopo la mia fine nessuno pagherà più il costo del dominio internet…
Credo di avere avuto una unica fortuna nella vita, non cado mai in depressione, posso essere triste e sconsolato, in difficoltà, ma vedo sempre il lato positivo, pur non essendo ottimista, non mi do mai per vinto e vado avanti ad ogni costo. Non penso che sia la ricorrenza dell’11 settembre ad aver suscitato questi pensieri, penso piuttosto che sia il fatto occasionale che non posso vedere la televisione ormai quasi da un mese perché si è rotta l’antenna condominiale… La sera si va a dormire molto prima e così è diventata quasi una consuetudine che mi svegli alle 3 o 4 di notte e non riesco a riaddormentarmi, e questo è diventato un momento di riflessioni tristi e talvolta di lacrime, pensando a quanto poco ho avuto dalla vita.
A tutti capita di pensare alla propria fine e talvolta al desiderio di farla finita, io ho vissuto 10 anni con mia madre malata di Alzheimer e non auguro a nessuno l’angoscia che a tutti i familiari comporta la presenza di un caro che si spegne lentamente e dolorosamente.
A natale compirò 73 anni e anche se la salute per ora è buona e mi comporto come un quarantenne (con un cuore da 16enne romantico), non penso di avere ancora più di una decina d’anni di buona salute davanti, e non tollererò di continuare a vivere se la salute non mi assisterà, quindi ho progettato come togliermi di mezzo, non dico in modo elegante, ma almeno limitando i danni per tutti…
L’idea me l’ha data un’amica di quattro anni più anziana: un bel tubo nello scappamento dell’auto e poi in un campo lontano e non frequentato…io non ho la conoscenza dei luoghi per una cosa del genere e perciò opterò per un luogo più semplice e sicuro: il box di casa. E non è nemmeno detto che ci riuscirò, perché potrei non riuscire a rinnovare la patente, con il passare degli anni, o a continuare a pagare le rate dell’auto, senza contare che con il glaucoma ed un occhio già quasi fuori uso, potrei perdere del tutto la vista e sarebbe allora impossibile realizzare tutto questo.…
Succederà in un weekend quando la mia compagna, se ancora ne avrò una, non sarà a casa per una gita o altro motivo. Il periodo sarà certamente settembre, dopo che avrò ricevuto il rimborso IRPEF nella pensione, per lasciare agli eredi il massimo possibile. Un bonifico alla mia ex moglie con tutto quello che rimane dopo aver pagato le ultime bollette e via nel box, magari dopo aver preso qualche pillola di melatonina per facilitare il sonno.
Di più non posso fare: se nel frattempo dovessi vincere al super Enalotto potrei togliermi la soddisfazione di lasciare qualcosa, almeno in denaro a mio figlio, alla mia ex moglie ed ad un paio di persone che hanno contribuito a farmi vivere al meglio questi ultimi anni, ma dubito che Dio o il Caso si pongano il problema di ricompensare almeno in questo modo chi ha avuto poco dalla vita…
Se qualcuno mi ha seguito sin qui, magari sarà curioso di sapere che cosa mi tormenta in questi momenti insonni: credo di essere stato un buon marito ed un buon padre, ma debbo riconoscere che fare un figlio è stato un grosso errore. Ho sempre pensato che avere un figlio in questi anni di devastazione ideologica e della natura sia soprattutto un atto di egoismo, che la razza umana è destinata ad estinguersi e che non è giusto lasciare ai propri figli una così pesante eredità, senza una soluzione, una sicura prospettiva di una vita difficile. Sono pessimista, ma sono abituato a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, e lo farò fino al giorno in cui attaccherò il tubo nello scappamento dell’auto, ma non è giusto illudersi di aver fatto una cosa buona nel mettere al mondo dei figli.
E però mi sono lasciato convincere da mia moglie, e questo figlio lo abbiamo desiderato e lo abbiamo accudito come meglio non si potrebbe, in lunghe notti di veglia per permettergli di digerire bene e non avere dolori di pancino, che era sensibile, e in mille altri modi banali ma indispensabili a ricompensarlo con il nostro amore di quell’indice natale molto basso che ci aveva fatto temete per il suo futuro…
Ne abbiamo fatto un giovane bello e sensibile, unico cruccio per me, l’influenza negativa della nonna materna, che lo ha avvicinato al Cattolicesimo, e ne ha fatto un idealista, sia pure su una base razionale seria e costruttiva che gli ho fornito io, che non ha dato sfogo ad una corretta sessualità, perso nei sogni dei poveri di spirito, di una donna per la vita, che lo porterà solo a delusioni in età ormai matura.
Ma la sciagura doveva ancora arrivare: la scoperta a 18 anni di una malattia rarissima, una sindrome (Ehlers-Danlos) che minaccia la degenerazione dei tessuti che contengono collagene. Cuore, occhi, giunzioni cartilaginee: con gli esami fatti sinora si sono esclusi (per il momento) danni al cuore ed agli occhi, ma questo non autorizza a vivere una vita senza problemi… Quello che a mio avviso è più grave, è la convinzione che la malattia abbia risvolti sconosciuti, che porta inevitabilmente a lasciare da parte tante attività della vita attiva: ci si muove poco e non si viaggia, sempre vicino casa se dovesse essere necessario fermarsi, una prospettiva piena di ostacoli, che diventano ogni giorno più mentali che reali…
Una persona così avrà difficoltà non sempre superabili nel trovare un lavoro (cosa oggi già difficile per chi non ha problemi), ancora di più a trovare amicizia ed amore: non è certo confortante per chi come me era già convinto che fosse sbagliato mettere al mondo figli. E però non ho altro conforto che quello di essergli di aiuto, quando me lo chiede, e di cercare di sostenerlo economicamente fino a quando sarò vivo, almeno nei limitati orizzonti che la mia pensione mi permette. Sua madre vive con lui e non credo sia una cosa positiva, perché al di là dell’amore sconfinato (ma soffocante) che ogni madre ha per il figlio, è una persona negativa, spenta, che è perennemente in depressione e non offre spunti o speranze a chi le sta accanto.
Non credo che io possa fare di più, ma vorrei almeno evitare che mio figlio si debba prendere cura di me se dovessi diventare incapace di farlo da solo…
Ora che l’ho scritto ed affidato a questo instabile supporto, spero di non pensarci più sino al momento di metterlo in pratica.
Spero di non aver rattristato troppo chi avesse avuto la pazienza di leggermi, e magari di provocare una reazione che sia positiva, chi sa mai, ma scusatemi comunque, non l’ho scritto per voi, ma solo per me, la vita è un gioco tragico e va presa com’è…