Personale interpretazione del poliamore - 12 Aprile 2020
Ho talvolta ricevuto critiche rispetto alla mia visione poliamorosa della vita, ma penso che la maggior parte delle persone non abbia realmente idea di cosa questo voglia dire.
In attesa che “la zoccola etica” diventi un testo scolastico obbligatorio, vale la pena di sfatare l’alone di diffidenza che questo modo di relazionarsi solleva ancora nella quasi totalità delle persone, persino nell’ambiente BDSM, che lo equipara al tradimento o ad una disinvolta gestione della sessualità. Non è così, innanzitutto perché questo approccio necessita della completa trasparenza, che è l’esatto contrario del comportamento di chi pratica il tradimento, e comunque non giustifica in nessun modo la mancanza di serietà e la superficialità di chi pratica sesso disinvoltamente con chiunque, al contrario, giustifica una intimità solo se accompagnata da affetto e cura tra le persone.
Ho sempre contrastato il concetto imperante che una nuova relazione cancelli la precedente: nulla di quanto si è vissuto si cancella mai, fa parte della nostra esperienza e modifica il nostro atteggiamento per il futuro. Se viene chiusa una pagina consensualmente o per un allontanamento unilaterale, resta comunque tutto quello che la relazione ha significato per ciascuno, in termini di ricordi, esperienze, affetto. Pensare di estirpare dal proprio cuore tutto questo, magari solo per un improvviso cambiamento unilaterale, non ha senso, magari non ci si vedrà più, ma i sentimenti e quello che ci ha dato la relazione non possono mutare, anche se ora i nostri rapporti sono cambiati per sempre.
Uno dei luoghi comuni che non ho mai potuto soffrire e che non ho mai verificato anche nella mia sessualità personale, è la semplificazione che per un maschio occidentale il massimo del piacere sia una scopata. Addirittura senza preliminari, la semplice vista di un organo sessuale femminile dovrebbe generare una violenta libido, e fin qui potrei anche parzialmente essere d’accordo, ma non concordo che poi questa si estingua in una furiosa penetrazione con relativo orgasmo maschile, senza magari nemmeno preoccuparsi della risposta femminile.
Questo è semplicemente assurdo, come se il desiderio maschile per una femmina si limitasse all’utilizzo di un buco…
Quello che affascina un maschio etero è il comportamento femminile gentile e delicato ed a livello fisico il poter godere con ogni parte del proprio corpo di quella scultura biologica meravigliosa che è il corpo femminile: con il contatto corporeo, con le mani, la bocca, la lingua, il gusto, l’odorato e l’udito, ed alla fine anche col sesso, ma senza trascurare nessuna delle straordinarie e infinite sensazioni che la vista ed il contatto con un tenero corpo femminile possono far provare.
Eppure l’impressione dominante osservando i rapporti tra i sessi è che l’obiettivo primario del maschio sia proprio solo la scopata, persino in ambiente BDSM, dove la cosa non è scontata, e comunque se c’è è sicuramente secondaria rispetto alle altre perverse esigenze.
Ancora non mi do pace per l’ultimo abbandono subito, per come sia possibile solo pensare che tutta l’affettuosa sensualità che so dimostrare alla mia compagna io la possa anche solo in parte dedicare contemporaneamente ad un’altra donna, come sia possibile pensare che i lunghi abbracci e la intima complicità teneramente sadica che esprimo nella fantasia di provocarle orgasmi a ripetizione usando tutti gli esclusivi tasti di quel meraviglioso strumento che è il suo corpo, li possa usare con la stessa familiarità e confidenza su un altro corpo su cui non ho un tale potere e confidenza, e soprattutto, per cui non provo amore.
Personalmente non saprei proprio come provare interesse sessuale per una donna, se non ne provassi innanzitutto stima e considerazione per i suoi modi e la sua intelligenza, arrivando nel tempo e solo attraverso una crescente amicizia, all’affetto.
Ogni persona arriva in età diversa e con caratteristiche diverse per libertà ed apertura mentale ad esprimere la propria sessualità, che è purtroppo spesso funzione delle sue possibilità economiche e dei suoi impegni lavorativi/sociali. Chi è più maturo probabilmente sarà più autosufficiente e talvolta desidererà vivere da solo, chi è più giovane avrà più illusioni e sarà più disponibile all’avventura di una convivenza, in ogni caso l’attitudine a non chiudere il proprio cuore intorno ad un unico partner non è legata che ad un profondo senso di libertà che non tutti sanno esprimere e tollerare. Per molti l’attrazione verso un’altra persona passa solo attraverso la fisicità, questi non li considererei poliamorosi, ma piuttosto scambisti o anarchici relazionali, e non hanno bisogno di innamorarsi per avere una relazione. Solo le persone che per essere attratte debbono passare per l’innamoramento, attraverso la stima morale e psicologica, che richiede tempo e frequentazione, li considererei poliamorosi, il che implica comunque solo la capacità di innamorarsi e non significa che siano alla ricerca di nuovi partners.
A cambiare, confondere e talvolta guastare le cose sorge in ciascuno il desiderio di progetti a lungo termine, fare carriera, comperare una casa, avere dei figli.
La società occidentale non si adatta bene alla famiglia allargata, ai figli in comune, a qualcosa diverso dalla tradizionale coppia monogamica.
Questo però non significa che il poliamore alberghi solo in persone che sfuggano la coppia monogamica, e talvolta ho ascoltato racconti bellissimi di convivenze non tradizionali, di coppie conviventi con prole e satelliti non conviventi, interpretazioni che non cercano una definizione ma sanno coniugare una socialità tradizionale con la fantasia dove il legante è sempre e solo l’amore tra le persone, non in esclusiva, ma sapientemente distribuito col consenso di tutti e senza fare torto a nessuno. Questo secondo me è l’utile insegnamento del poliamore.