Collezionismo (prima parte: i dischi) - 4 Gennaio 2020
All’inizio dell’anno si fanno spesso nuovi propositi e si considera quello che ha insegnato il passato, ed io che lotto con la memoria e temo di cadere preda dell’Alzheimer che ha ucciso mia madre, anche se i medici mi tranquillizzano, rispolvero vecchie passioni e bilanci: oggi mi va di parlare di collezionismo, ma lo faccio per me stesso, non pretendo che possa interessare a nessuno.
La mia vita è sempre stata una sequenza di collezionismo, ho sempre avuto l’insana idea che quando hai acquisito qualcosa (di materiale o meno) lo avrai per sempre… ma mentre la cultura si può accrescere e mantenere (Alzheimer permettendo), le cose materiali si deteriorano immancabilmente col tempo, la loro vita può essere lunga e ben custodita, ma non è infinita.
Credo sia iniziato tutto con la musica, quella rock in particolare: erano i favolosi anni 60, quando i germi del blues americano ha cominciato a germogliare in Inghilterra gruppi come i Beatles e i Rolling Stones, prendendo poi da questi l’avvio per una stagione, soprattutto americana, che non è mai stata più creativa, con i concerti live e i testi di significato sociale e politico, da Dylan a Jefferson Airplanes, passando per Fugs e Deviants, con una fantasia mai più superata, a costruire i suoni seminali per la musica del futuro.
A quei tempi studiavo ancora e non avevo i mezzi per acquistare gli LP, potevo solo seguire programmi come “Bandiera Gialla” o “Per Voi Giovani” alla radio, ma appena ho avuto un lavoro, ho cominciato a collezionare LP, cercando in tutto il mondo, spesso comperando anche dischi sconosciuti come Tasavallan Presidenti (il primo gruppo di Jukka Tolonen, finlandese) che oggi si possono trovare magari anche su wikipedia, ma all’epoca erano oggetti misteriosi e che suscitavano le brame dei collezionisti, sia quelli di suoni, che quelli di oggetti di culto. Io ho sempre ricercato l’ascolto della musica e non l’oggetto, accontentandomi spesso di acquisire dischi “forati” che erano fuori catalogo, che non avevano alcun valore collezionistico, solo per poterne conoscere il suono.
Oggi con internet le collezioni hanno senso solo a livello di oggetti di valore, il valore del messaggio musicale è stato cancellato dalla possibilità di trovare quasi ogni pezzo in rete, spesso corredato da testo, storia e critica. Un vero sogno per chi, come me, ha dovuto contattare mezzo mondo per procurarsi una copia di Green Fuz (dei Green Fuz, USA-1967), poi portato al grande pubblico dai Cramps.
Ho dovuto affittare un magazzino per tenere la mia collezione di oltre 3000 LP, e questa collezione resterà in dote a mio figlio, che non so quanto ne sarà interessato, lui, pur apprezzando ed essendo stato istradato da me, ha cominciato la sua storia musicale dai Linkin Park ed Evanescence, Green Day, Foo Fighters…
La passione per la musica, ed in particolare per quella musica, non mi abbandonerà mai, ma posso ascoltare ogni mio desiderio musicale semplicemente collegandomi in rete, la mia collezione resta solo un momento ormai passato della mia vita, che ha dato poi spazio ad altre collezioni, di cui parlerò un’altra volta.
https://micheleslot.it/musica-4-standells
Collezionismo (seconda parte: i film)
Dopo la collezione di LP degli anni 60 la mia passione si è incentrata sui films: mi è sempre piaciuto vedere storie ben confezionate, non importa l’argomento, quello che conta è la costruzione della trama, che non sia gratuita o insensata, ho visto tanti film che ho giudicato brutti o negativi, ma la curiosità per il messaggio è sempre stata quella principale.
All’inizio, in piena epoca della lotta tra VHS e Betamax ho scelto VHS ed ho cominciato a registrare dalla televisione tutti i film che mi interessassero, togliendo le interruzioni pubblicitarie…così, per scherzo o seriamente ho registrato più di 2000 films su più di 500 cassette…
Il collezionismo che si nutre di contenuti e non di oggetti, presuppone il desiderio di conoscere, in un certo senso di controllare tutto quello che viene messo sul mercato: ovviamente non è possibile, ma ogni collezionista si illude di farlo almeno per un settore preciso, come fantascienza, thriller o quello che si preferisce…
Io mi sono reso subito conto che questo era impossibile e che comunque registrare dalla TV era troppo faticoso, perciò quando sono stati disponibili in edicola le prime cassette VHS registrate con film interessanti ho cominciato ad acquistarle e quando sono nati i DVD ho continuato la collezione anche con questi.
Da buon informatico e organizzatore, avevo già creato un database per i dischi sul PC con lo strumento più adatto all’epoca, il Dbase IV, e ne feci subito un altro per gestire i film.
Così ero in grado di non registrare o comperare film che avevo già e di valutare se comperarne o meno la versione DVD, che consideravo lo strumento definitivo.
L’entrata in pensione mi ha portato ad allontanarmi dall’informatica, e l’avvento di Excel come strumento di lavoro mi ha portato ad abbandonare Dbase IV che non sapevo fosse stato implementato ed ancora disponibile su Windows, per cui ora penso di poter recuperare i miei vecchi database.
L’avvento del Blu-ray non modificò le mie scelte, avevo tre registratori VHS ed un paio di lettori/scrittori DVD, capaci anche di convertire le cassette VHS in DVD.
Certo la qualità del supporto Blu-ray era migliore, ma non giustificava il passaggio, almeno per un malato di glaucoma come me, che comunque non dava troppa importanza alla rincorsa ad una definizione sempre maggiore.
Anche nella musica la corsa alla digitalizzazione aveva portato alla creazione dei CD e naturalmente non potevo restarne fuori: non ricordo quando acquistai il primo CD, ma ne ho collezionato qualche centinaio, credo intorno a 500, pur continuando a ricercare LP, che oggi sono tornati in auge…Anche nella musica non sono mai passato a certi formati, come MP3, che non mi hanno mai interessato, investendo piuttosto sulla qualità dei giradischi tangenziali.
Tenuto conto che oltre a questi Hobbies/collezioni portavo avanti anche quello per il modellismo ferroviario e le slotcars (Scalextric per intenderci), non avevo problemi ad occupare il mio scarso tempo libero, come padre e marito a tempo pieno…
Collezionismo (terza parte: le slotcars)
Il collezionismo di slotcars è un hobby costoso e abbastanza diffuso soprattutto tra i collezionisti di oggetti, non implica quasi mai la passione per la corsa sulle apposite piste di questi piccoli bolidi. Viceversa a me è sempre piaciuto proprio questo, vedere sfrecciare questi modellini ad una velocità che in scala supererebbe i 300 km/h e l’abilità del pilota nel non farle uscire di pista, magari in gara con altri piloti.
Negli anni 80 e 90 c’erano molti locali che presentavano piste professionali su cui poter fare gare a 6 o 8 concorrenti, ma non credo che ne siano sopravvissute in Italia. A parte Scalextric (Inglese) che si può considerare l’inventore del gioco, ancora oggi le migliori marche e il maggior seguito si trova in Spagna, dove la produzione di modelli nelle scale più diffuse, 1:32 e 1:24, è sempre aggiornata e molti sono i modelli sempre più belli e tecnologici (e costosi) che ogni anno sono immessi sul mercato. Molti collezionisti sono perennemente alla caccia dei modelli storici, quelli degli anni 60, che hanno sempre un mercato vivace, che alimenta aste molto competitive. All’epoca ho partecipato spesso a queste aste in Spagna, via internet, ed ho coniato il mio nick micheleslot proprio per questo scopo e pensando alle slotcars.
Negli anni ho accumulato un centinaio di modelli acquistati ma, da buon modellista, ho costruito o scratchbuild, come dicono gli americani, altrettante slotcars ricavate da modelli statici o da scatole di montaggio in plastica o metallo, talvolta in vari tipi di resina o plastica.
Non sono mai stato un appassionato delle corse ufficiali, ma mi è sempre piaciuto avere una pista casalinga, che ho sistemato in un locale dove ho spazio, autocostruita con sezioni della italiana Policar in scala 1:32, che in uno spazio abbastanza ridotto (tre metri per settanta centimentri) permette di veder volare questi piccoli gioielli. Le slotcars moderne hanno inglobato l’innovazione tecnologica data dall’elettronica, ma io sono rimasto ai modelli classici in cui l’abilità del pilota non è supportata in nessun modo, togliendo pure i magneti che normalmente ogni modello possiede per mantenere meglio la strada, incollandosi sulla banda metallica che porta la corrente.
Collezionismo (quarta parte: i treni)
Al modellismo ho già dedicato una intera sezione sul mio sito, ma qui non parlerò del modellismo ferroviario come hobby, ma come branca del collezionismo.
Ho iniziato ad occuparmi di modellismo da ragazzo, molto giovane, a 12 anni avevo già una nutrita collezione di aerei della seconda guerra mondiale in scala 1:72, e dopo aver acquisito una superba perizia nel costruirli, cominciai a pitturarli con gli schemi originali che trovavo in un primo tempo su foto di libri illustrati e poi su specifiche pubblicazioni inglesi che analizzavano un singolo aereo in tutte le sua parti e fasi. Mi piaceva riprodurre perfettamente ogni modello e quando potevo lo miglioravo aggiungendo particolari mobili.
La passione per i treni mi folgorò credo a 6 anni vedendo qualche film americano in cui coloratissimi convogli merci attraversavano lo schermo, le motrici della Santa Fè argento e rosso con strisce gialle e nere mi colpirono particolarmente: avevo inconsapevolmente scelto la mia ferrovia del cuore.
Purtroppo i treni elettrici a quell’epoca ed in relazione alla mia età erano troppo costosi, per cui dovetti attendere di essere al liceo per poter finalmente averne uno (Marklin HO=1:87) e solo quando potei permettermi di spendere qualche soldo del mio stipendio, nel 72, cominciai a dedicarmi alla scala N=1:160, che allora era la più piccola disponibile, perché avevo in mente prima o poi, di costruire un plastico ferroviario, dove veder viaggiare i miei treni. Questo momento lo dovetti aspettare a lungo, fino all’ingresso nella mia nuova casa nell’88, dove finalmente avevo potuto destinare una camera di sette metri per tre alla costruzione del MIO plastico ferroviario…A quell’epoca ormai avevo una esperienza sia progettuale che tecnica che mi avrebbe consentito di realizzare un signor plastico con tutte le zone che mi piaceva modellare: tre città (S.Francisco, S.Diego e New York), una raffineria, un’acciaieria, ed ovviamente una stazione passeggeri ed uno scalo merci.
Avendo qualche disponibilità economica (e considerando che i treni USA costavano circa un settimo di quelli europei) cominciai anche a collezionare più motrici che vagoni, considerando che i treni merci erano formati indipendentemente dalle motrici che li trainavano. In quegli anni le tante ferrovie private americane stavano compattandosi per arrivare alle tre o quattro attualmente esistenti, e la scelta dei modelli di motrici, tra diesel, elettriche e a carbone, era molto ampia.
Sono arrivato a collezionare circa trecento vagoni e cinquecento motrici, alcune di ottone di notevole valore modellistico (e finanziario), ma sempre e solo tenendo presente il piacere di vedere un treno completo sfrecciare (si fa per dire, visto che i treni merci viaggiano in USA a 30/40 km/h e quelli passeggeri a 80/90), anzi, per la verità fino a cinque convogli contemporaneamente…
A parte il collezionismo, grande parte di ogni mio hobby è stata la possibilità di progettare ed autocostruire molti dei miei modelli, usando meccanica modificata e arrivando a costruire con fogli di polistirolo appositamente tagliato con il laser, carrozzerie e dettagli di ogni genere, dai treni ai palazzi, come si può vedere dalle foto sul mio sito o direttamente:
https://www.flickr.com/photos/micheleslot/albums
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