Intervista sul sadomasochismo a Milano – Marzo 2018

 

https://ifg.uniurb.it/storie-di-ordinario-sadomasochismo-il-bdsm-a-milano/

 

Come osserva giustamente Kirigami a proposito del bondage: lo fai quando non puoi farne a meno, quando una forza più grande di te ti spinge da dentro e non riesci a resistere.

Questo è verissimo e chiunque si spinga su questa strada prima o poi la potrà verificare sulla sua pelle: io ho studiato la teoria per anni prima di cominciare, ma chiunque inizi oggi, se lo fa solo per moda o per hobby, non si può considerare un BDSMer…solo chi esprime in questo modo tutta la sua sessualità, con passione e rispetto, nella cultura del consenso, senza che questo sia un’ossessione, può realmente considerarsi della partita: come nell’articolo spiega la sessuologa Arianna Finocchi, il comportamento sessuale diventa patologico solo quando è egodistonico, cioè non è in sintonia con il nostro io e quindi ci crea disagio o crea danno agli altri. Direi comunque che l’evoluzione storica passando dalla fase “carbonara” e privata alla divulgazione stile “50 sfumature”, non ha portato elementi nuovi e degni di nota, piuttosto una involuzione a causa della dilagante superficialità e mancanza di cultura ed istruzione di chi si appresta ad entrare in questo ambiente con troppa faciloneria.

Altra osservazione che mi sento di fare sulle considerazioni degli specialisti intervistati riguardo al dolore, è che per lo meno nella mia esperienza, il dolore che si infligge o si prova è veramente minimo nella stragrande maggioranza dei casi, è quello strettamente necessario a creare la scena e a mettere in moto la risposta cerebrale cortisolica e serotoninica, e solo nel caso di soggetti seriamente sadici o masochisti (sulla cui sanità mentale ci si può spesso interrogare) supera questo limite minimo.

Un’altra cosa che si evidenzia prepotentemente nell’articolo è che la maggior parte delle persone che lo praticano, tengono separata questa attività dalla vita di tutti i giorni, ad esempio temono o hanno avuto problemi nel trovare un impiego: non dobbiamo dimenticare che siamo in uno dei paesi più cattolici e soggetti al perbenismo.

Ayzad è giustamente indicato come lo specialista italiano dell’informazione BDSM, ma a mio parere la definizione di Milano come piazza più importante per il BDSM è esagerata: è vero che essendo sempre stata una città di frontiera nel costume, qui sono nati e sviluppati i locali e le iniziative legate al BDSM più importanti (quasi sempre dovute però alla iniziativa di persone non di origine Lombarda), ma è pur vero che ogni mese ci sono solo due playparty esclusivamente dedicati al BDSM nel locale più famoso, il Nautilus, e poche altre occasioni fisse come il Femdom al Sadika, mentre tutto sommato in altre regioni (come Veneto ed Emilia-Romagna) ce ne sono molte di più…

Milano probabilmente conta molte presenze nei tre Munch mensili o quindicinali che vi si svolgono, ma non mi risulta ce ne siano nelle altre province lombarde, mentre ad esempio, per citare una realtà che conosco e frequento, in Veneto/Friuli/Venezia Giulia, ce ne sono ogni mese a Padova, Treviso, Mestre, Udine, Trieste, Thiene (Vicenza) oltre ai TNG (The New Generation = under 35 anni)…

Non è un caso che io abbia abbandonato Milano per Treviso, anche per la differente accoglienza dell’ambiente, senza nulla togliere alla simpatia di Sonia Pampuri e Angelo Cucchetto ed all’accoglienza del loro Munch, ma l’ossessione dei milanesi per il lavoro, a mio parere batte ogni parafilia…